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Show CANTO n E c I M o XIV. XVII. D'acute lignee punte argine e sponda Alardo fa che s'armi e si difenda Di quella fossa triplice profonda, Che cinge ogni trincea; tal che s'imprenda Invano ognor di valicarne l'onda, E di aggrapparsi al guadator contenda, Che dai fucili ascosi iVi respinco Caggia ne l'acque capovolto estinto. XV. Ne la cittade il capitano accorto E pallc e polvi e vettovaglie aduna; Che a'suoi navigli ofll‘ia comodo porto ll canale maggior de la laguna: Egli prepara a'suoi guerrier conforto, Se avverrfit che d'assedio ostil fortune. Per lungo tempo d'ogn'intorno il cinga, E i Ruceni sussidj addictro spinga. XVL Di sei mila soldati eletta schiera Da la spera infernal Plutone intanto A Pultava volgea maligno il guardo, Acceso di livor, poiche da Canto Era in munir quella cittade Alardo; Ed Asmodeo ch'a lui tomato a canto L'impresa abbandono vile c codardo, Bestsmmiando l'eterna gerarchia, In cotai note rampognar s'udia: XVIII. Ardisci a1 mio cospetto, o tu, Vigliacco, Che nulla oprasti, d'ostentar baldanza? Perche mai non rendesti altra Baldacco Petropoli piegando a scelleranza? Perche di colpc non le hai colmo il Sacco, E fatca avversa a la superna stanza? E perché di Michele a un guardo solo Abbandonasti de'Ruteni il suolo? XIX. Cos‘: non fece Meganteo, che accorto Ha seco Alardo, a cui saggio comparte Veglia di Carlo e di Mazeppa a fiance; I vari ufficj, e in disciplina austera Ei ne'disastri sa trovar conforto, E d'ispirar furor non 6: mai stanco: Ma 21 che pro? mentrc in mar di sangue assorto Lo Sveco andrh, sc il tuo poter Vien maneo,‘ D'opporsi a gli assedianti insegna l'arte, Poich‘e note a lui fu che prossim'era A minacciarlo il fler Nordico Marts; Tal che custodi avea sopra ogni spalto E se de'lVIoschi duci or la concordia Per ripararne l'improvviso assalto. Non isparga di tosco atra discordia. |