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Show ,sETTI/uo II. Forse cos‘i la prisca etade Argiva Favoleggir‘) le conche ai Dei marini, Quando a volar d3. Yam 3 l'aitra riva V. Ah s‘i, di tanto pregio e il don celeste, Che gi'a nel sen balzar mi sento il core Pel desio d'affrontar nembi e tempeste Lieve lieve spignevano i delfini, O ninfa ad inseguir vergine schiva, 0d E010 a rinserrar ne'suoi confini, In fiumi, in mar, per monti, e per foreste, L0 giuro, inseguirb l'ostil furore, Mentre appena segnata orma apparia Che scopo de l'ultrice ira divina Su l'increspato mar ch'anco sparia. Alfin cadrét ne l'ultima ruina. III. Tal rigava leggiero il cocchio aurato Secur qual sono del divin favore: VI. Usi lo Sveco pur del folle ardire, Quelle nevose Vie, portando altero Il maggior de gli eroi ch'il Mosco fato Volgea profondamente in suo pensiero. Ne la gran donna che sedeagli a late, E il rio Mazeppa dc l'ordito inganno: Dolce reggendo del suo cor l'impero, Tornar di tutti in proprio scorno e danno, Tacitamente i cupidi occhi fisse, Poscia ruppe il silenzio, e cos‘i disse: Men non mi venga nel maggior periglio. IV. Chi mai creduto avria, diIetta sposa, Ch'a cal favor n'avesse il Ciel serbati, Onde squarciando l'ombra tenebrosa Pur contro Augusto Stanislao cospire Or di Sarmazia usurpator tiranno; Poiche ben i0 saprb 1e malnate ire Se i1 favor d'Alessandro, e il tuo consiglio VII. Non dubitar, riprese Caterina, Stringendo a1 petto i1 fervido consorte, Te a grandi cose amico il Ciel destina, De l'avvenir, mostrasse a noi svelati Che non invan t'infuse alma s) forte: De la Rutena stirpe glor‘iosa I germi illustri, e quei pil‘i tardi nati Se me risch'iari ognor luce divina, Saro tua guida in ogni dubbia sorte; E farb col mio seno a1 tuo riparo Nel fulminar de l'inimico acciaro. Ch'ergeran quest'impero a l'alta gloria, Di me, di te forse a eternar memorial :I' ‘ W133i" |