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Show CANTO LXII. Di lVIazeppa al sermon grida festose Quel notturno allegrar marzio convito, Ove ciascun caldo d'idee animose Non fu d'opporsi a quel parlare ardico: Solo Pepiro tenne cauto ascose L'acerbe doglie ond'era in cor ferito; lV'Ientre scorgea de l'avvenir presago, Di novi mali aprirsi ampia vorago. LXllI. JVIa pill d'ogn'altro il re pieno di Foco Del Cosacco facca plauso al progetco: Indi ai guerrier Che nel rinchiuso loco Riostrar quanto nutrian valore in petto; E a quei ch'al novo d‘i ne l'arduo gioco Vescir dovean di Marte il crudo aspetto, Profuse encomj, a' quali ognun rispose: Poi di sciorre il convivio alfine impose. LXIV. Sul pigro carro in Ciel la notte avea Il mezzo del gran cerchio omai varcaco; E umore soporifero spandea Dal rugiadoso suo manto stellato. Tutto il campo assopito si giacea, Tranne il custode Vigile soldato. lVIoveano i sogni ch'in su le brune all IVIoltiformi s'afl‘acciano ai mortali. . .Q U‘II R T o LXV. Uno parea, ch' in feminile aspetto, Sp'arso d'immonde pustule il seinbiante, Irto i capegli ed aflimnato il petto, Ravvolto in negro vel sino a le pianCC, lVIiserando flmtasma intorno al letto 1Di Carlo gisse lentamente errante; Ch'infi‘a i rotti sospiri in tronco accento Cocal gli fesse udir tristo lamento. LXVI. Forse per questo diff‘ormato viso Non riconosci pil‘l, Carlo, tua suora? Nudo spireo son io dal fral diviso, Che le mic, Che le tue sventure or plora: Si, fu morbo fatal Che m'ave ucciso Del ventottesim'anno in su l'aurora: E Cio dicendo, gli si pose a canto Interrompendo il ragionar col pianto. LXVII. Poi ripreso Vigor 91 dir seguia: , Che fai, Carlo, Che fai? perche non riedi A l'aintta regal sede natia, Ch'in periglio si Sta pill Che non credi? ‘ Pugnasti un giorno per difesa mia Contra il Danio tiranno, ed or nol vedi Cospirar con Augusto e in un con Piero Ad usurparti il mal guardato impero? 2+ |