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Show CANTO LXXIV. Tacque, c baci iterando, e abhracciainenti, Sol parlarsi tru lor mutui gll sguardi, ' Ch'a. quelle due bell'alme erano ardentl D'ineffiibil dolcezza alterni dardi: Quasi se Imene e Amor con l'arco intenti L'un l'altro a gara a saettar si guardi. Ella tregua a gli afl‘etti alfine impose, ‘ E a l'amante suo re cos‘i rispose. LXXV. Grande Alessiade, omai di troppo onora Questa suddita umil la tua clemenza; Egli e merto di lei Che m'avvalora, C'ha d'abbellir, c'ha d'avvivar potenza: :VIe desio di regnar non innamora, IVIa sol di tua Virtu l'alta presenza, Che rinascente ognor destami ardore E di piacerti e di adorarti in core. LXXVI. 8010 um pensiero nubiloso e tetro 1' E R z o LXXVIL Ora Che tanto pnoi, deh non t‘incresca Niandar messaggi in questa parte e in quell a, Fincht ad alcuno indagator riesca Al mio cor lasso di recur novella: Non fia gianlmai C‘l'lC di memoria nl'esca Il caro d'ambedue volto c favella; Ne avro, perdona, 0 Pier, se dirtel'oso, Senza Carlo e )hgeo stabil riposo. LXXVHI. E perche ogni pensier vuoi Che ti scopra, Dir-o d'Alessio ancor d'Eudossia il figlio, Ch'egli finora in modo tal s'adopra Da non seguire il saggio tuo consiglioz Parmi a ciascuna sua giovanil opra, Al cupo aspetto, al conturbato ciglio, Ch'in dispregiar le illustri tue riforme Premer vorril dei rudi antiqui l'orme. LXXIX. Forse de'suoi Bojardi il genio a: tale Sovente i sonni miei rompe e conturba; De le usanze native amanti e ligi, Parmi'l padre veder :11 par di spetro Che sentono al pensier tarpate l'ale Squallido errar tra la mendica turba; Ed anco udirlo in lacrimabil metro; Forse ne l'alme lor l'idea prevale E 31 solo immaginar l'alma si turba; Che col fratello egro in condur la vita Spesse fiate mi domandi aita. Le novell‘arti ognor prendono a scheme, Credendole malie del negro averno. De gli alti voli tuoi dietro i vestigi: Di quei Che in panni bianchi, neri, e bigi 20 illlllflllllw" |