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Show c A N 2' 0 UNDECIMO VIII. XI. Ma dal sommo de'cieli il gran lVIocore De l'alme inferne a1 vaneggiar sorrisc; Viste ch'ebbe il gran Dio nel cupo averno Pascersi d'empie idee I'alme crucciose, Poiche immobile sempre il suo tenore Lor giuste pene a eternitit commise: Onde rinchiuse in quel carcer di orrore In un balen dal seggio suo superno L'occhio rivolse a le terrestri coseg E queste Vide in movimento alterno Senza perir vi gcmano conquise,‘ Avvicendar, com'ei da pria dispose, E se l'uomo a provar le tragge fuori, Le cinge ovunque de'lor fier martori. In ordine ammirabile e perfetto, Opra d'un solo creator suo dctto. IX. ‘ XII. Tale e: il tenor di sua giuscizia etcrna, Che per volger d'etél non cessa unquanco Di gravitar su queIIa gente inferna, Che di tanti misfatti have Dio scanco: lVIa per noi, sebben rei, piet'h paterna, Sin che viviamo, a Iui risiede a fiance; Tal che 86 per punirci ei monta in ira, Dal fulmine per lei la man ritira. lVIirb ad un punto Ie montane cime, I minor poggi, lc giacenti valIi, Le folte selve, le campagne opime, I laghi, i mar, quai mobili cristalli, I fiumi gir da l'alte parti a I'ime II suol fendendo a debiti intervaIIi: Vide porti, citté, rocche, Villaggi, E genti culce, e popoli selvaggi. X. XIII. Deh non sia mai, che tu, Piet'a divina, Cessi d'usar a pro di noi cua possa, Ora ch'Europa Iurida sentina Fatt'e del vizio, ed ha virtil percossa; Ed or che l'ateismo s'avvicina, Per dare a nostra fe I'ultima scossa; Ah non negarci il tuo pronto sussidio, Onde fuggiam l'universale eccidio. Ma con Io scrutator occhio immortale Scorse a un tempo d'ogn'uom core e pensiero, Che des‘iando il ben, proclivi 211 male, Togliean sovence a la ragion l'impero: Vide ch'errando iI misero mortalc Per gire in traccia deI difficil Vero, Senza la scorta di celeste aica Avria la retta strada ognor smarrita,' |