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Show c .4 N T 0 D E c t M o XXVI. XXIX. Ah s‘r, quel genio suo d'estranie leggi La Russa maestade avvien ch'ofienda: E forse fia era noi chi lo dileggi, E che'l momento a vendicarsi attenda: Ma se avverra ch'istante tal lampeggi, Correrc anch'io saprt‘) l'alcrui vicenda, Purche Eudossia l'imponga, onde ricorni La Russia a lo splendor de'prischi giorni. XXVI]. Cos‘r Asmodeo nel giovinetto core Sensi spargea de la fatal congiura, Ch'incontro di sua vita a1 magno autore Tanto fremerc un d‘r fara natura: Eudossia cui pugnea l'alta ferica De la rival ch'il cor di Pier le toglie, A quel racconto la sua piaga irrita, E abbandona lo spirto in mar di doglie: Ma poi richiama la virtl‘l smarrita, Che rimembra i dover di madre e mogl'ie, Quantunque vilipesa, onde compone Il tristo viso, e tal forma sermone. XXX. Nullo inganno vegg'io, figlio diletto, Se conginngi a la tua l'ofl'erta mano; Bear ti pub Sofia col dolce afl‘etto, Di cui bea sua germana il rcge Ispano: E tal d'Alessio attrista il cupo umore, Di Caterina il torbido sospetco, Ch'inosservato di cola lo fura, Non t'illude tua madre, ‘e ingiusco e vano: Chi pregia la Virtfi, chi'l Cielo onora, Credilo pur, di tradir l'arte ignora. Mentre notCurno orror l'aere copria, E tacito di Mosca il mette in via. XXVIH. Egli in coechio regal con fida scorta Velocemente il suo cammin divora; E trovasi di Mosca anzi a la porta Al rinnovarsi de la sesta aurora. La torbido desire al chiostro il porta, Dove l'afi'iitta madre sua dimora; A lei svela il connubio, e in breve accento Spiega de la matrigna il mal talento. XXXI. ver ch'ella d'un cor volgc la chiave, Di cui gran tempo arbicra vissi anch'io; Ma 6: ver che nodo tal fu a noi s} grave, Che Teofane il sciolse in faccia 3 Din, Prima Che Pietro il ragionar soave Di quella udisse ch'al suo petto unio,‘ Di quella, Che non so chiamar nemica, Se di libera fiamma ardc or pudica. |