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Show C A N T o TERZO LXII. LXV. E so Che Augusto quel Paculto invitto Ch'uvea di tuo miniscro il privilegio, E ben, soggiunse Pier, vanne tu stesso Con Rucidolgo a Dresda or mio messaggio: Ccdendo a Carlo, il grandc ei feo delitto Ch'al nome suo sar'a d'eterno sfregio, Fa Che dal sonno, in cui sen giace opprcsso Poiche soggiacque in ontu a1 comun dritto A morte infume un messagger s‘r egregio: Ma so Che in tetra ergesi 1' Llomo a D10, Che a ricovrar a'suoi guerrieri appresso Rieda il perduto un d‘r primier coraggio; Che da 121 Sveca servitl‘l si sciolga, Se un olcraggio simil copra d'obblio. E Che de'fldi suoi l'invito accolga. LXI". Ah s‘r, mio re, fra tante eroiche gesta, Per cui la fama tua vola s‘1 altera, Sorga Augusto di gloria a1 novo raggio; LXVI. Or Cherimano 1' ardua cura imprenda Di penetrar qualc impensata off‘esa Degna del tuo gran cor splender fa questa , Ch'in perdonar ai proprj aH‘etci impera; Tua vada a I'Elba generosa inchiesta, Onde a la lega Sarmata guerriera L'empio hiazeppa di tentar pretenda Per trarre a fin la scellerata impresa. Ogni guerrier di maschio ardir si accenda La meditata ad eseguir difesa; Ritcrni Augusto, or Che propizio 31am: Di Stanislao 1e squadre in fuga ha sparte. N121 ai fianchi per compagno abbia i! valore, LXIV. Sai Che Ipoce, e Scoribio a1 Bogo in riva Sbaragliar le falangi d'Ischiveno, Patria speme nutrendo in sen piil Viva, Di por con l'armi a que'ribelli il freno: E se la lega ancor non fosse priva Del re, teco potria fors'clla appieno Spegner di Carlo e Stanislao l'orgoglio, E far dono ad Augusto. ancor del soglio. La costanza ne l'alma, e Dio nel core. LXVII. Cos‘r dicendo da 1' augusto trono Pietro levossi e congedb il senato: \ De l'imperioso accento a1 grave suono Chi da questo n'andb chi da quel late, Novo marzio a dispor folgore e tuono, Ond'isgombrar dal campo ostil 10 state: Egli a' suoi penetrali il pie rivolse, . Ove la sposa sua lieta l'accolse. \ \‘t\\ W?! ‘fim |