OCR Text |
Show CANTO Q U 1 N T 0 LXXIV. LXXVII. Ma il Batavo signor Che ben sapea A la magion de l'Anglica Sofia, Tra quei Ruteni il magno Pier celarse, Che serba in mente di sua efligie idea, A cui non pub 1' original velarse,‘ I cupid'occhi intorno ei rivolgea, Ch'in quei di Pietro alfin giro a incontrarse: Sceso dal trono, da la folla il tolse, Che merc‘e di Newton vinse l'Achea, Col re Guglielmo il Russo eroe s'avvia Ad appagar la des'iosa idea. Scontrossi in Ferguson, Che la sen gia Culto a oHi‘ir a l'augusta Araba dea, Ch'in linee e in cifre ai Russellani. ignote La man gli strinse, 6 al lato suo l'accolse. Gli astri in Ciel, l'onde in mar noverar puotc. LXXV. LXXVlII. Poiche a Guglielmo, ed a1 rival Luigi Il campo di lasciar tregua concede; Che anch'ei s'era ridutto entro a Parigi, Scontento assai de le smarrice prede; S'off‘re l'Anglo di addur Pietro a1 Tamigi La ve'd'ir gran desire il cor gli fiede: Egli l'ofl‘erta accoglie, e l'Angla barca Va de' duo regi amici alcera e carca. Era seco Betr‘i, l'alunno industre, Che del mastro il saver forse pareggia; Scuotesi Pier dei saggi al nome illustre, E in dolci atti gli onora e li festeggia: Ma perche l\/Iosca omai s'addestri e illustre, E gli Arabi misteri aperti veggia, Da l'ospite cortese in don gli ottiene, Onde arricchirne le sue patrie arene. LXXVI. LXXIX. In breve tempo a le Britanne arene D'aure amiche al favor lieti approdaro: Correndo in cocchio poi per piagge amene, Ne la Citta, maggior d'ogn'aICra, entraro; Pier l'ampie vie in mirar di genti piene, Pietro con ambo i dotti a parte :1 parte Que} sacro asil de le sc'ienze ammira, Cui'n Grecia un giorno, ed in Ausonia sparte, La tutte insieme accolte egli rimira; Dove il Britan ne la moltiplice arte Gli alti ediflcj di lavor Sl rare, I] ponte Che sostien case su gli archi, Forz'e che di stupor le ciglia inarchi. L'arcano ver di penetrare aspira. Ivi han sede con Febo anco le Muse, Ch'il Gallo Pindo d'oscurar son use. "L Wlfillll~""} |