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Show ,Q U A R T o XXIII. Ben io ravviso che l'instabil diva Tutti al rivale i suoi favor comparte; Sebben da prima disdegnosa e schiva Abbia le genti sue fiaccate e sparte: Egli or con possa rigogliosa e viva Ne cinge minaccioso in ogni part6; E par Che accorto il tempo aspetti e il loco Di por nostre falangi a ferro e a foco. XXI. Vedi se pill rubella oggi la sorte Al tuo genio guerrier potea mostrarse; Ti tolse di Mazeppa la coorte Ch'al tradimenco suo volle sottrarse; Die' in dono ai Russellan Baturin forte, E quindi scorgo macera e digiuna Imperversar tra noi fame proterva, Che gli stimoli suoi pill acerba aduna, Onde le umane saline 6 spossa e snerva: Veggo Che Fatalmente il Ciel s'imbruna Da infinita di morbi atra caterva, In atto di piombar sul campo tutto A spargere terror, miseria, e lutto. XXIV. Forse ancor pill nostre sventure aggrava Di Mazeppa la fe tuttora incerta: Potria la simulante anima prava, Nei tradimenti al par del Greco esperta,‘ L'oste Svedese al tuo rival far schiava In cui dovean tue schiere ricovrarse Con arte al solo ipocrita scoverta, Il promesso a fruir Vital ristoro D'alimenti, d'asil, d'argento, e d'oro. NIentr'esul'ei d'armi e tesori ignudo XXII. Di tant'aita or privi, ahi qual governo Qui sta, non quale si vanto, tuo scudo. XXV. Ah s‘i, mio re, l‘opaco vel dirada, Fa di me trista idea, che m'avvelena! E il prestigio di gloria Che t'abbaglia: In questa piaggia a tale inaspra il verno, Esci d'Ucrania, e per diserta strada Riedi in Sarmazia: la d'usar ti caglia Che quasi gela il sangue entr'ogni vena: II misero soldato io gia discerno Contro i ribelli la fulminea spada, Squallido, trepidante, e senza lena Tepido accor fin dal destriero il flato, Onde Augusto sul trono non risaglia: L'ardua impresa di lVIosca or abbandona, Poscia estinto giacer l'un l'altro a lato. E Vita a Stanislao serba e corona. ‘ lllll'll |