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Show y r» .« flan-m..." ".57...." , c A N T 0 TERZO LXXXVI. LXXXIX. Vo'che Alessio discorra il suol Germano, ll Batavo, il Britan, l'Icalo, e il Franco: E perche l'opra non si getti invano Pietro cos‘i: ed ella ognora' accinta Con nOVi pregi ad infiammargli il core Serica tela dispiego distinca Da me un prode egli avr'd Mentor-e al fianco. In verde, in giallo, in porporin colore; Fermo g}; in mente avea, ch'indi la memo D‘inelita sposa debba stringer aneo, Onde da sua Virtu facto Pill saggio Degno si renda del regal recaggio. D21 dove nasce il sol fin dove more, LXXXVII. Sebben tem'io ch'andrit ogni cura a voto In lui Che giunto al diciottesim'anno, Destami in cor presentimento ignoto Di non so quale turbolcnto afl‘anno; Eudossia forse pel gill infranto voto Tentar potria qualche funcsto inganno. . . . Ma rispettiamo del futuro il velo; Opriam da saggi, e abbandoniamei al Cielo. LXXXVIII. Quel tuo desio d'esser tra l'armi meco, Tel giuro, Caterina. assai m'e caro: Vedr'd il nemico, vcdrél allor lo Sveco Se, te compagna, ei mi 'star'a del paro: Tal mi sento valor, quand'io son teco, In cui l'immensa Russia era dipinta, Da dove pill cocente arde sua face Fin dove in mar di ghiaccio ascosa tace. XC. Lil fiumi, laghi, mar, foreste, valli, Lidi, borghi, citth, porti, e castelli Eran locati a debiti intervalli Tra serpeggianti linear cancelli: L21 dove s'erga il suol, dove s'avvalli, Pinto ella avea con pill soctil pennelli, Che l'ombr‘a armonizzando in chiara e oscura, Furo s‘i industri ad emular natura. XCI. Avidamente Pier l'occhio pascez Su la tela scorrendo il suo domino, E in ricreando la sublime idea D'essergli apportator d'altro destino: Ch'anco di NIarte all'ronterei l'acciaro, Gi'a a la diletta sua pittrice avea Chiesto d'onde un lavor s‘i peregrino? Volto ver me terribilmente in ira: Ed ella accesa di pudor le gote Tanta baldanza tua Vll‘tll m'inspim. R'Iodestamente a lui schiuse tai note. "VI" filllllllll |