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Show c A N T o ,QUINTO XCVIII. CI. Di Golovin legge un vergato foglio Annunziator che l'inclito Filorte, Primo sostcgno ed il miglior del soglio Giacquc per morbo reo preda di morte: A quello scritto, immobile qual scoglio Pietro rimase, e su le guancie smorte Largo spargendo lagrimoso umore, Mostro quanto dolor premesse in core. Poichv‘: il regio tuo cenno or cib m'impone , Sclamo il cantor, proseguiro mie rime, Ch'al crine, augusto re, ti ordir corone Per festeggiar de l'anno l' ore prime. Cantai che pari a l'Itaco campione Movesti a ornar l'ingegno tuo sublime, E quanta poi nel sen provasti doglia Del tuo Filorte in su l'estinta spoglia. XCIX. CI]. Ma qui interruppe Lomonosio il canto, E sursero ad un tempo i circostanti, Mirarldosi apparir repente a canto, La giunti da Molenco in quegl'istanti, Pietro e la sposa, ch'in guerriero ammanto D'Amazone vestiva atti e sembianti, Visto per Via quel diafano edifizio Entraro a contemplar l'alto artifizio. Ben ti rimembri, o inimitabil Pietro, Che rapido volasti allor a Mosca A ciglio molle, ed in sembiante tetro, Perch'il popol ribelle alfin conosca, Ch'in onorar d'un suddito il feretro Anco il monarca si rattrista e infosca,' Divcrso assai dai barbari tiranni Indifferenti dei vassalli ai danni. C. CIII. Deh non vi turbi, amici, il nostro aspctto, Disse Pier, ch'ancor noi d'udir siam vaghi Questo a le caste Dee vats diletto, Ch'in tal div'arte i comun voti ha paghi: Segui cantor, qual siasi il tuo subbietto, E per te nostra brama appien s'appaghi; Il primiero ciascun loco riprenda, E dal canto febeo tacito penda. Non tanto apparve il pio Trojan dolentc Del suo Pallante appo la fredda salma: Non tanto il popol d.i Quirin piagnente, Strappando i crin, battendo palma a palma, Nel ricovrare il cenere tacente Di Germanico un d‘i, fral velo a l'alma,‘ Quanto l'atra in mirar bara funebre Tu inondasti di pianto le palpebre.. WlllllllWl |