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Show 293 c A N T o SETTIMO LXII. LXV. Ti e noto pur come a la Sveca insegna L'altro serenit'a mostrava in Viso, Fei trepidar di pin regnanti l'alma; Sallo i1 Danio, il Polon; di lui, Che regna Su l'Istro, l'avo il sa qual miecei palma: Ma torto il guardo ad or ad or lanciaVa; Innanellato il crin pari a un Narciso, Ma sotto il manto occulto acciar portava; E se una mano fraudolenta, indegna Facil nasceagli in su le labbra il riso Sparse d'un mel, ma che d'un angue é bava; Leggiadro e snello aveva il portamento, A Luzzen 1:1 non trafiggea mia salma, Esteso a tutta Europa avrei l'impero: Tu ch'or me agguagli, adempi il gran pensiero. LXIII. Si dicea Meganteo nel finto aspetto; E intanto l'altre due larve infernali Mescean venen del re guerriero in petto, Sul qual ancor Morfeo posava l'ali. Ma il mostro inferno apparve in altro obbietto A Mazeppa in balia d'umor letali: Di Galicin sembianza ei prese e voce, Ch'esul n'ando del Tana in su la foce. LX_1V. Seco addussc il Disnore, e il Tradimento: Ma 2 passo gia talor sospeso e lento. LXVI. simulate Galicin tai detti Ne 1' orecchio a l‘ecman subito sciolse: Mazeppa, indugi ancor? che non t'afl‘retti Rendermi alfin cio che'l tiran mi tolse? S‘i adempi, o menzogner, quanto prometti? Dunque fra'suoi te Carlo indarno accolse? Pur geme ancor Sofia ncl claustro indegno; Si tu le rendi e libertade e regno? LXVII. L'opra compisci omai, non arretrarte Aveva il primo d'uom strana figura, A mezzo del cammin; io lascio teco Che dal logoro antico vestimento Turpe scopria come il formb natura; Occhi infossati, lunga barba a1 mento; Questo mio fido che conosce l'arte D'ingannar, d'assalir al par d‘un Greco. Passeggia anch'ei l'aspro sentier di lVIarCC, Uscito allor parea di sepoltura; Ch'a le piI‘J. grandi imprese i1 chiama seco: Al collo gli pendea mozzo un capestro; E ii volto gli tignea color cilestro. Ma del mostro ch'accenno, ai prodi ignoto, Fia tua l'engie, se non compi i1 voto. |