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Show A firs-wt: =57 w; .‘m-e u A N T 0 LXVIII. Disse, e spario: scaltro Asmodeo frattanto Voluttade a Menzico s'appresenta Di Caterina in forma s‘1 vezzosa, Tessendo fraudi, e in feminile ammanto Ch'ad abbracciaria avidamentc il tenta Non piil sentita in cor forza amorosa: Ivi anco Ambiz‘ion sue pompe ostenta, A Pietro che dormia postosi a canto Nel sen, nel volto, e ne gli occhi sereni Di Crossia danzatrice assunse immago, Di cui fu Pier ne l'Anina un di 51 vago. LXIX. Soavemente a1 sen 10 stringe, e, caro, Gli dice, per piet'a meco ten riedi Ai diletti d'amor; languido e amaro E ii rito d'Imeneo; pih ehe non credi """""""?" "'V‘Ffléfif'fli ‘3; ' LXXI. Con la schiera infernal gia tra i Ruteni, Dolci di volutzt'a spargea veneni. _M‘"‘"' SETTIAIO Funesto a 1' uomo e: il desiderio avaro Di dominar; posa al tuo cor concedi: Lascia il marzio sentier, torna a1 Tamigi A ricalcar d'amor meco i vestigi. LXX. Diceva,‘ e intanto occulta Gelosia Con la gelida man i1 cor strignea E brama di regnar spira fastosa: Aletto vuol ch'esponga Pietro a morte, Onde usurpargli un d‘i scettro e consorte. LXXII. Di Cherimano il cor Invidia assale, E 1' empie di venen contro a Blenzico: Non t'avvedi , dicea, quant'ei prevale In Pier ch'obblia per te l'affetto antico? Se umil‘iar non pensi un cal rivale 15in i1 monarca ti far'a nemico; A 10 Sveco furor l'esponi accorto, ‘7 Tal che sen vada in mar di sangue assorto. LXXIII. Tacquesi: e altrove il torbido Sospetto‘, Ch'alto sopor le tien le membra immote, La Discordia per man tenendo stretta, Di Golto invade a l'improvviso il petto, E la sua calma a conturbar s'afi'retta: Finge ch'Augusto a ricovrare astretto Il primo onor, di Stanislao vendetta Far voglia in un co' suoi guerricr lasciando E sol 1' afl‘litto, seno agita e scuote. Su le Russe falangi in ozio i1 brando. Di Caterina, che sebben dormia A canto 3 Pier, pur di sua fe temea: La lingua ella dolente scior vorria, Stender 1e braccia a lui, ma nol potea, WWW |