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Show .r A z; 7 0 QUINTO LXII. LXV. Ala scgucndo il desio ch'jl cor gli accende D1 pervenire al Batavo confine, Per l'Elba rapidissimo discende, E all‘ronta le solcate 0nde marine. Alquanco inver meriggio il corso prende, E ratto giugne al desiuto fine: Ecco Amsterdamo, allor 1:1 ciurma grida, Ch'assorda il mar d1 clamorose Strider. LX111. Pietro V013. nel porto, ll lido afferra; E spetcacol superbo a 1111 s'alficcia: Indi varcando de l'Amstela i1 ponte, Che forge non mai pari erse architetto, S'inoltra ne le vie famose e conte, Che doppio al passagger ofFron diletto: Qui gli edificj di marmorea fronte, L'Er d1 platani armonico boschetto, Che per le verdi ben partite foglie L'occhio ristora, e il bello a lui non toglie. LXVI. Archi e ponti minori a cento a cento Va di quell'opre edili avido in Eraccia, Che ncl gran seno la citr'd rinserra; Mira il Ruteno in su gli spessi rivi, Ch'in grato mormorio l'onde d'argento Volgon placidamente al mar declivi: De l'arte edile ammira il gran portento, N‘e in atti urbani, inutili s'impaccia, Ch'a Vincere natura ei par ch'arrivi, Lieve, qual pardo, posto il piede 21 ten-a, Lasciando ch‘il senato a gli oratori lVIentre sovra gli abeci in suol limoso l‘inlle ofier‘tc profonda, e mille onori. Solid'ogni edificio erge fastoso. LXIV. Con Filortc, ch'un giorno ivi ebbe stanza, Il porto inespugnabile rimira: Contempla ll marge Che nel mar s'avanza , E a scmicerchio intorno a quel si aggira A far vana de'vcnti la baldanza, E dc' colubri fillminanci l'ira; E Che stassi al gran sen ricurvo usbergo Di mille e mille pin securo albergo. LXVII. Cos‘r scorrendo in questa parte 6 in quella De l'arti suore il magistero osserva; Come al fulgor di gemina facella Segua il Batavo Astrea, e in un Minerva; D'onde l'alma de l'uom s'orna e s'abbella, Benche un tempo d'ignavia ignobil serva: Page alfin riede al mare, e in picciol legno Va dove il guida il suo operoso ingegno. 29 |