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Show :78 LE T:T:~E5*RLA= XX: LETTERAuYX.~ ,che tutta la ferocia‘, per non dir la barbarie'dclla fua 27'9 Fauna pampa di mm Mn): E dz' perle mime dal tie/a nazionc, non le ha impedito il chiamane Dio eon un .npmemiente menomaefiro dell" d7" Vj/Iali degli Ara~ Ogm‘ ro/a combiglia [£sz . " ' ' ‘ Ill-,6 mpltp pifi delgrettéffimo Sréés de' grcc1,'cliianiaii,dolo Tubziml‘pirato l'opra una lpecie di gagliarda gut- Oh poter del mondo! vaghi,fiori, fparfi, gielo ,poni- turale, innbiltata nel fondo della gola,in qucl mezzo. pa, ram, beltfi, perle, cielo,rofa, conchiglia. Si pub 'l‘utto quello non vuol dir altro, {e non che 4: ve- egli immaginare fpecie pil‘l graziofe, e ‘fuoni pm delicati! qupelche dice il Petrarca, lodando fecoiido la lettel'a,.Madonna Laura_,e npl fenfo miflicpfie niedcfimq, e le, belle cote che gli venivano'dette,parlando d1 16:. Vim dal foggetto 2m (Ibiza gentiletné loiamente gentile, ma e v1llano,e armoniofo,e iconccrtato,e maeIlol'o,e vilege tutto quello di mano in n'iano,che me- glio corrifpondc all'idea, che ii vuol riveflire d'aria l'onora; e in {ufianza é quell' iflelTo, che fu dctto tan- t.0 prima del Petrarca. ' Convenium rebm naming/«ape fin}. 3 1‘ ja Italiam? Bafti dire che egli é :im'afo graduatoa vo. cabolo fi‘gnificétivo 01' um eflremo giubbilo; giojéi ,e gia- jofo elTendo molco pii‘i che allegria , edilegi-o: verifimil. mente dall' Arabo Vii-£50.- Giau/izir ,fuflanza, perfezid. ne, eccellenza; voce che tra la G in principle; 1' afpirazio'he a mezzo, e da ultimo l‘ accento" gra'vc full'a, come met. te in azione tutta la 'bocc'a , cosil'empie , e la ta'llegra ncl ' Io Offervo, che anche le co'l'e inanimate, alle quali lo mettiamo noi; come elle fono punto belle , hanno belli anche i nomi. lo ho ancora alla meme un arietta, che udij 56. anui fono , in un dramma di. Clemente IX. intimlato la Vita Umana, che il Cardinal Fran- Cefco B‘éirberini fece rapprefentare nel Teatro dcl Pglazzo delle anttro Fontaue, con due altre Operet il Camovéle del 1655. o 56. {alvo il vero,per feileggia- re l'arrivo in Roma della Regina di Svezia, che non faprei dire, a una dozziua, quanta volte 1' amp la re- cito cosi da me da me, er una certa fenfualiih, npn fo fe piL‘i dellle labbra, o dell'orecchie, che prqpnamente ci (1 regalano; quelle in proferire,que{leli_n u: dire un ammafl'o di tanti vocaboli cosi gentili 1n {e fiefli,e che riducono alla memoria cofe cosi leggiadre; ella dice cosi , ed (‘1 la mattina fu l'Alba. V ' Oflervo ancora, che per lo pit‘i in tutte 1e iingue , i nomi delle gioje fono belli,fonori,armoniof . E gio. . ‘ngz' fiori gjdfjmrfi digz'elo ' Fau- proferinia, e ‘da‘ 'éfem Giaulatir, a VM GM. abardzlr voce'compo'fla d' Arabo,e di Pcrfiano: dare iii quella‘lingualefilendo, [in 'participio che fuona, avente", che ha: e cos} Gian/am‘flirmofa che ha foflanza, etcel- lenzai perfezione; che Giaubrir, oltre all' eflbr nome delle gioje,»sf appli‘cg a qualunque cofa fia perfettanel {no generé‘é~'mosi (Wadbarda‘rdettod'una lama; la dichiata perfettiffirmw' come una Ibflhnzamlquinteflénza d' acci'ajo di fifiiflima tempera; 6 non manCa chi abbia po(to nome GifltI/Jtir',‘ a un Moro , a uno Schiavo favorito,t:om'e anche noi lo mettiamo a un'ca'vallo bifcotta- to, 6 come dicono gli (Spagnuoli , dc raga/a. W} A/mtis, in Arabo, il, diamante , e dal‘l'Arabo il Turchefco; lingua‘ di'niente pii‘i fcirfa. che del {u‘u proprio . ln-quefta joce ii fubodora qualche cofa della d‘ure‘z‘z'a. e della faldezza diquefih‘giojam v'é infieme uri‘nonfo che di vaghe‘zza,e di bizzarria. lnomi dell'alrre gioie nell'Arabo,-'non fanno vemmente fiatmpcrché que- ‘-' : 't S 4 fie. |