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Show 208 LETTERA XIII. imoflacci di tutti quci perfonaggi, dc'quali non ab. biamo né'bufli, né medaglie, né cammcimé in con- 209 occupar nicnte di cffo, fenza incorporarfi con effo, e feguenza fiampc di dove ricavargli, s'é nicflb a rittar- fenza farlo ricrefcerc d'un atomo, tutto che incapace re 3113 mente, anzi aflétto di maniera, un infinitu vi. v0, di cui in tutta la natura vuibile non vi iono idce d'ammettcte una fola flilla di col'a deila fua natuta? E fe quefie petle aveifero una flilla di difccmimento (Che ad aveme l'aceto avuto tanto da aver potuto libetamente determinarfi a produrle, non tepugnerz‘i i1 fupporrc, ch'ei pofla aveme trasfufom infuib unapiccola vcna in (:11: ancora) che dircbbono, ‘quali giudizj formcrcbbon cllcno quefie petle, fcnza un intetno, o eflemo ammonitore del loro efl'ere? Come crediamo ondc potcrii aiutare. Adeifo andiamo avanti. Non cf‘... 4 ~34" . 7."..V.N.-..-Vv«.. .._.= LETTERA XIII. {endo capace di compreflione 1' acqua,vcrilimilmc me, dall'aria inlpoi,non ne {aranno capaci né mcno glial~ tri liquidi, quando pet liquido non fi volcfle confiderare ii fuoco,-chc~queflo 1' Accademia non i'ha cmicntato . Ora confideriamo , in cambio dell' acqua, un'a. ccto fliHato , imbcvuto ricchiflimamente di peric. Q16fie, fenza avcrie a introdurre, come i fall pe'pori dc! diamante ncll'acqua, fono di gifi nell'accro, 6 vi fono peti'appunto, come erano nell'acqua i fali. Vi ii teggono; non v'é parte ove Ga .accto, che non vi [in perle; non ne alterano ia trafparenza, 6 pure ai giudizio della vifla, dc‘l guflo, c dichiamo anche dc] tatto, e dell'nuditoineffuno dircbbe,che in queldiamante vi fofl'c altto‘chc accto. (Alamo gocciole d' olio di tartaro ,cavano di corpo a queli'aceto quefle petle , petl' innanzi ,vinviiibiii, inim-maginabili: {parifce divifla l'aceto‘, né ii vede altro,vche un apparenza di latte, epure l‘aceto v'é come prima; le perlc fatte vifibili vi (1 reggono come prima,riuunendo tuttavia aceto, eper- 1e ,anuno da 1:. Supponiamo adellb queflo aceto animate, 6 Che pet an arm di fualibera volantfimgli fi fcuota d'addoiio, o dichiamo ii cavi di corpo quelle perie, Che gli ha cavato il tattato. Ci accofieremo un tantino piil 121. Supponiamoloun altra volta {cnza perIc, ma dotato d'una .viru‘i di poterc a fuo piacere produrle,in tutta,o in parts dclla fua fuflanza, o viiibi~ ",0 invifibili,come gli pare. Non farann'elleno fempre in 6116 , in qualunque mode elle vi fiano, {enza , noi, ch'ellc intendeifcro di venit dall'aceto, di fufliflere, di muovcrii,e di reggerli nell'aceto; nell'aceto, cheelle non vcdrebbono altrimenti ,che velatoin ogiu' partc di lot medeiime? Comc facilmeute indovinafl'e- ['0 chi foiI'el'artcficc, c iltefiitorc di qucito velo? Cre. diamo noi, che elle. turto che ufcitc dall'aceto, lo rafl‘iguraffcro per principio del loro eflerc, fenz'eifer egli pet tutto queito entrato in pafla, in qualitz‘i d' in. grcdicnte,diquefl'eifere mcdciimo; ma sirimancre nell' ultima, aflbluta , altiflima, infinita, purirfi dell' eflc: fuo ptoptio, tutto che invii'ccrato neli'effer loto, c perfeverare perfcttiifimamente diflaccato da into, c {6um padtone , fcnz'annichilarie rcfpettivamente a 10. to medeiime, non avendo pet-cit) a fat altro Che riai'. forbirle in qucll'if‘teifa .potenza con cui 1e avciic prodotte? M: V. P. mi dari del buflbne per la tcfia, e midomandcrfi fe in ogni cafo, Che con quei'to arzigogolo io precendcfli d'adombtare qualche coi'a d‘inadombrabiie, i0 mi ricordi,che nell'efTenza Divina non vi fono angoii di contingenza, da fervir di tipofligli alle creaturcncome pofliamo immaginarcegli neH'acqua, per {ervir di ripoftigii a'fali, e nell'aceto all: pcrlc? Si Signore, me me ricotdo beniflimo, c fenza prorefiar di nullitz‘i cantto i1 titoio diguflbne, che prima di ri- oc~ CC- |