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Show :52 LETTERfl LETTERAXI. parte,con domandar loro ,fe quel che rende no uomo fuperbo, fenfuale, iracondo (s'intende per ragxone di temperamento ,non d' abito) fia in lui neceffitil, non clezionePneceffitz‘x non é eglivero? Orsfi immaginiamo una difpofizione naturale, e in confeguenza neccflaria all' im; e dichiamo, che un Cuore afl'ai raccolto, e um imboccatura di ventricolo aflai anguflafiarfi l' uomo ira- condo; mentre per- ogni poco, che i1 fangue fi rarefaccia, ci faré folla all'ufcio, e facendo in confeguenza 3in urtoni per entrare, ne nafcerh commozione, 'e che quefia é- l'ira. Si domanda,fe quefla,oaltraqualfifia difpofizione d'organo, che meglio paja a quel‘ti Signori d' immaginare, per Coflituire l'uomo iracondo da vero, la medefima paja da approvarfi , e ritenerfi, per coflicuir la befiia iraconda da burla? E' facile, che rilpondano efler efli fu quef‘co punto indifferentiffimi . Che una ha da effere,che qualunque fe ne penti, tutto farfi un indovinare, giacché la vera non pub faperfi: che verifimilmente ha a effer piuttoflo roba chc pinga, e fluzzichi , che roba che quieti, e oflupefaccia,e pertanto, o molla forzata, che tiri per ufcir di violenza. o fangue che faccia a gli urtoni,appreiTo di loro ell'é la medefima. Beniflimo; fliamo dunque per cm full' idea del cuor raccolto coll' auricole flrozzate, e della rarefazione del fangue, e cib tanto pel vero vivente, the pa! pm'o femovente. Favorifcano adeffo di dire qual liamaggior rarefazione ,quella che fi fa in un collerico, non dico che apprenda d‘efl‘er guardaro un poco bjeco da uno che pafl‘a, perchc‘: quetto impegna l'onore, e non {I {a dove Ia cofa fi polT-a andare,ma Che ve- dendo un {ervitor levar la polvcre di l‘ul tavolino,ode (meme pifi) ode percuotere un {amino il manieo delh f'pazzola in no mo di porcellanampel folo dubbio, we a quefi' aitra pafl‘ata non lo rompa,gli tira nel ca- p0 X1. 153 pa la prima cofa, 'che gli da alle mani,e glie lo fpac< ca, 0 quell'altra rarefazione,che gli viene da una feb‘ bre ardentiffima, che lo fa ufcir de'gangheri? Crederei quefla feconda , 6 pure ei non entra in collera né men per ombra. E pure quel cavallo, che or era in udire fiaccalr la tefliera-cominciava a sbufl'are, ainquietarfi, e a volergliela mettere, bifognava eiTcre in due, c con tutto l'appannatoio {u gli occhi c'era da coccar de'morfi, e de‘ Calci, quanti un ne voleva, adeflo che egli ha una febbre veramente da cavalli, {a ne flit fulla fua pofia placido,manfueto come un agnello. Chi é che d5 norma cosi diverfa in cafi cosi uniformi a quefii furori,e aquefle manfuetudini? Nell' uomo, fentimento, e diverlité di femimento, fenza dubbio, e anchea dir poco; nel cavallo non faprei dirlo, fe non é qualche cofa eitema full'andare di quelle intelligenze motrici de'PeripateticiLgiacché rdebolezza non é certo , né in queflo, néin quello: vedeqdoli in una fre- n‘itide, pochi momenti innanzi a1 morire fare a unuomo infermo di parecchi giorni, con dietc, evacuazio. ni, emiflioni di fangue,fbrze da Ercole, e aver dellc _ bl‘ighe quattm aflanti a tenerlo. (Lgefie pare, che poflano eflere ole interrogaziom d4 farli ,con qualche fpemnza di veder almeno pighar tem. po 21 rii‘pondcre , Che tutte quelle altrettante, Che 10v. vengono a ognuno di farme‘un attaccar 1' inimico nel. Ie the linee i'cnza alcun profitto. Per efempio, fe do. mandate loro ; chi dice all'oche da mezzo Novcmbrc in 151, due é tempo di pali‘atem verfo la metil di Feb- brajo di ripaflhr'e? Quell'iflel'fo,vi dicono, che dice a voi fulla fine di Giugao, cheé tempo che fcendiatea terreno, intorno a mezzo Settembre, che fagghiate al primo piano, fulla fine di Novembre, che tomiatc nc7 mezzanini volti a mezzogiomo, e {c tomate alla cari- ca _ ' ‘IMIHI |