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Show 272 (LETTER d XX. LETTE'RA XX. 27; di piL‘I lu‘ngo, di pil‘l forte, .di pifi lonzo , di piL‘I maellolb, di pu‘i grerto, di pifi ‘armomofo, di plfi dilloname, in lomma, di pii‘i adauato a1 capriccio di quel 'fu detta, c non mi ricordo, {c chi me la dilfe (che non me la diHe al certo per fua) mi dilTe ancora,chc primoche la proferi. E che qucflo, in limili cole, clla folfe fl'ata fcritta, e da chi. (malche anno dopo nonlinfluii'ca dimolroé indubitato; tefiimouio, iniquee la lefli, in termini perb pit‘] riflretti, ma l'idea é‘in (1i illcfli precili termini, il genio delle ,lingue, l'empre fufianza la medefima; 'e la 'lelfi irx'una breve, ma altrettanto bella,cgiudiziol‘aflramatica' della lingua ln- adattatc al rcmperamento dclle nazioni , che 1e parlano; si nella maggiore, 0 minor lunghczza,'o bicvuz‘z, glefe fatta dal famofo Wallis, Profcflbre di Geome. dolcezzam-ruvnaezzamrmonia‘, o dil‘armonia de' vo~ tria in Oxford. Ella forfe faprz‘i 'chi lia anche qucl- caboli, come nella gran varietfi de'modi dcl culirui- 1‘ altro , ccrederr‘n, fenza' dubbio,che il mio 'non nomi- re, 6 del fral‘eggiarc. Orsfi, dianzi clla ha iodovma. narlo,non 1121 per un genio'di farmi onOre de'penlieri degli alrri, ma per una memoria, che fa grazia di lafciarli fcappare i miei, poco dope che clla gli ha avuti in confegna. L' idea di qucl primo' era quefia. Che i vocaboli, per lo plfi, non fiano alrro che tantc piccole onomatopeje dclle cofe Ch'c'lignificano. Di- to dove io voleva andare a parare; adcflo tocca a mdovinarc a me Ill" dove clla mil'vuole artaccart , e m' inuovino qucflo. Che fe ‘quell‘a mallima facilm‘: ,e comoditz‘i di pronunzime la B la fa cfl'cr la ,favorira dclla naturale infingardaggine dclla bocca, ,cllanon avcrebbe avuto a indugiarc a divenir tale infino a dorm ve- nuti al mondo,e drvenuri alla moda i Cognonn; parte cosi fcarfa, anzi milerabile dell' ampia l'upcllettilc d'ogni lingua,fe pur vogliamo dirc,chc Buonavenruri, per cl‘cmpio, c Magalotti liano parole Italians gche 3 dir di si, ci penferei bene; ma che quel‘ta mcdelima B averebbe a elibr entratanella privanza infino dalla nalbita, anzi ,infino dal principle dclla consczmne de' vocaboli, la maggior parrc dc'quali ,avcr'cbbc avuto a cominciare per B, c pur fi vede che non é cosi; poiché trattandoli di vocaboli, in tutte le lingue Occidental: , almeno per non enrrare adello in una piil pro- Mia rimazione, la C la fupcra di quel bcl poco. Rilbondcrb prcllo; {e poi beuc, 0 male clla lo giu- dicherfi. Che i Cognomr, generalmcnte parlando ,come dilfi dianzi, lono a piaccre, ci vocaboli a doverc; e quello fecondo non lono io il primo a dirlo. Sono pct mia dil'grazia , molnflimi anm, che quella cola mi co piccol'e, a diflinzione di quelle, che ricavano l'i- mirazione dcl cbfiumem dirb in queflo cafo, del fucno , da un complefl‘o di pifi parole congegnate inliemc in un modo, che pronunziandole , facciano fovvenire, c quafi udire il fuono di quella tal cola di cui con cffa li parla. Cosi il celebre verfo di Virgilio, formato {ull' aria del fuono della tromba. [Ere tiers virus, Martemque accendere 047ml: , ‘e il portante del cavallo efprcllb in quell' altro. andrupedtmle putremjbnim quatit ungultz mm. pum ; c quell'alrro . Golgi/imnque vac/1t Di'vfim Patenatque bominum ‘ . , ex', , I [per 'cifrare nel grave d'el progrelTo di tutto il verfo la nuclia‘i di Grove. ' 011i raj/poudetRex Albai longai , per fir vedcre un vecchio, che non pub 1e cuoja. Ncl grornmhlmmi (19:, um bue pofato in term, a tune liio ‘ S ' " agio ulm H |