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Show 76 LETTERA VIII to ii fiorc Cosi ,fpiccaro , c cosi naturals come allora . Oh veia duo io, Marteili franco: 8: un pezzo , Che quefla girandola dura, bifogna, che cofiui abbia raddoppiata Ia carica; intanto colui fini, e fini il ragionar dell' acqua. La martina dopo, Martelli era di guardia , c fecon. LBTTERA VIII. 77 Mi pare, che fucceda a! naib quelio ,che fuccede alIa lingua, che alle volte avcre {uiia punta dell'uno, e dell'altra quel nomc, queli'odore,e non lo potctc dire; non c'c rimedio. La ragionc é, pcrché non ve no ricordate; di qucii‘o non cc n'é dubbio; ma pcrché do il folito, veniva a definare da me. 10 nell'entrare non vc ne abbiarc a ricordare,de'nomi non me ne ma- nel bagno, dico a Tonino, fa di regalare la camera, dove ha da dormire oggi il Signor Filippo Con tnttaia raviglio, perchr‘: di quefli in qucl punro non vc n'entra nicntc per nefluno degli organi corporali,ma dcgli odori confeflo, chc non ne vo capacc , c particoiarmente di quei de' fiori, i quali, come fu detto del10 fpirito umano, che ei vive pii‘i dove ama,che do- deiizia poffibile. Ofl'ervo, cbe coflui a quel tub fornione fornione,abbafla il capo,e ride. Che cofa c'é? Qiell' acqua d' jerfcra 3 che i1 Signor Filippo dice. va , che era di ginefira . E bene? Era di fior d' aranci, ma dell'anno pafl'ato : e fccondoché aveva. fatto un poco di panno,nello_ fchizzare, veniva a in- tafare i fori della firinga,ccosi durava quel pii‘i. Che ne dire? ll ciei ne guardi, che lo rifapefiero il nofiro Afiefl'ore, i1 Cerchi, e ii Cavalier del Bene , [1' cm- pierebbero Palazzo,epii‘1 non farcmmo lafciati vivere. Ma ch_e dire, Cavaliere,.di quefla cofa dcgli odoti , cbe in certi cafi,e a certi punti prefi,abbia a effe- ve anima, i'ono talvolta pifi vivi, dove tral‘migrano, che dove naibono,teflimonio qucila vofira mantcca ca~ vata dalla polpa del cocco, Che in capo a tre anni fapeva pifi di gelibmini, de' gelfomini medefimi. Gran cofa! Oggi {smith on polviglio di mufchi greci , e lo riconofccro fubito. Domani non ci farii verio, che io mi derermini a dire, (‘3 di queflo, 0 di queiio; doman l'altro lo piglier‘o per di Giunchiglic. Venga uno, e mi dica di quelio, che €in 6:, fubito; ah, si, 8: veto; re cosi facile io Itambiarli,anche a quelli, che ci hanno una grandiflima prarica, c Che fe {i metteranno a fludiare per rinvenire'gl' ingredienti d' una :nuova, e incognita concia.de'dieci ne ritroveranno fette , come fono una befiia; e ci trovo fubito quei fiore, Che un momenro innanzi non mi paflhva per l'immaginativa a mille miglia. Un'altra volra poi, fc colui per pigliarfi gufio mi dice, di geifomini dcl gimé, ne vo d' fucccdeva al Cavalier Saracinelli, come fuccede a voi, accordo, e mi par di {entir fubito il gimé. e mi ci mettero anche io? Un'altra volta poi, preii @efla facilirfiapigliare inifcambio non {i prova cosicorrentemente ne'nomi. Seio vorro ricordarmi d' on all' improvvifo , o gli piglieremo in cambio d' akri odori, anche afl'ai divcrfi, 0 non ci rinverremo, anche d'un odore fempliciffimom che rinverrebbe qucldclia fccchia rapita. C/ae‘ avem perduto i1 nafa in an immzz'io, luogo,doveio fia flato in Portogallo, in Inghiiterra , in Svezia, 0 non mi fovvcrrhmai il vero ,0 non mi foddisfa:2) mai ncl falfo ,e {e uno per ajurare la mia memoria, me nc fuggcrirfi cent' altri , vuol efl'er gran cofa , che io dica, onde fu i1 [010 , che poté alfiftereii Conrc di Cuia- si , é quefio. Si darh bene ii cafo, che la gran fomiglianza gna, perché non femiva i1 morbo , che gli ufciva dc' d' un nome mi faccia fovvenire d' on altro , ma non glammai ,chcio pigli quello per quell'altro; percfempi0.f€ Mi ave‘ |