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Show 14- LETTERA LETTERA II. II. :5 fe non vifufl'e piaggia, per non contradire a To- far?) a VS.‘Ill. "‘3 queflo tartodi credere , ch' ella {i perfua- lomeo, che mette da per tuttoniare infino a] conti- da, che anche in pari grade di calore, il calor della Siracufa abbia un non lo Che di pii‘i acre, e lottile, che i nente dell' Afliica. Opnre (lalvaiido lempre a'pu‘i antichi Autori il rifpetto) quando s'é intorno all'llole dette Ermole, e Cll Cedri, e 11 vuol entmrc nel mar vermiglio, per obbedire all' Ortelio , e al Mercatore {i (loved! calare infino al capo di Califbrnia,cofleggian- do tutta quella valhifima Hold, 6 non pinttofio pallar di fopra per la Pin breve, come ci dice il Blau , Che {i pub fare. lnhn qui VS. llluflrifs. ha intefo il Dottore, oda un po rue. lo direi, Che quei‘r‘efi'etto fufle venuto dalla muta- noilri vini non hanno. lo per me {on vivnto .fempre con quella ferma opinione, che tutto il caldo 11a fatto a un modo ,checche ii dicano i Meaici,eh diflingua- no rm '1 buono, ed il reo calore ,tra'l vitale, e'l febrile, ed altre loro novelle; e credo Per cola certa, che qualunqne per far mutate fpezie ,o hgura a una di quel- le minime particelle , che per lo pugner Che fanno , rifvegliano in noi quel {exilo,clie d1 calore fl chlama, lo volefl'e mettere in fulla ruota, dove i diamanti lavoranfi, ave- zione fatta de'vini . Mi demanderi‘i V8.1".ma che forta ria da far per nn pezzo . E poinon ii ricord‘ ella quelch' d1 viniiobea DiSiracut'a:piano Signor Prioreella non era folito dire il Galileo del vino? ch' egli 6‘: on com- s' impegni ancora, ch' io la mettero in facco al licuro, poflo d' umore , e di luee, e avealo peravventnra im- perche gill parmi di udirla dire. Beete, put in allegrameme di buona Siracufa, e poi dire, che il ribolli- mento non vien da calore. Perch'io ho bento dellealtre volte la Siracufa, e non {olamente la Siracuia, ma da ragazzo io non ho bevuto mai altro, che vini na- parato dal Poeta niaggiore,quando con altiflimo filofoficointendimcnto nel canto vigefimoquinto del Put. gatorio difle. , 7 Guard" '1 "tier del Sol, cbe fifit vim Gilmro all'umar, cbc dill/(l vile cola . . vxgatl, e tenz'acqua, come Claretti, Lagrime cli forn- Adunque fe uno e il Sole , ed unica e la mimera ma, Termini, Agofle rolle,e Vernotlci a tutto path), nc‘: max in alcun tempo ho patito-di iimil-male . So che magifiero di si gentil liquore,qual ragione c1 sforza a clla mi dirz‘i, Che allora io c'era alluefatto; va bene; dire, che il vino é puro lame. ma bifogna confideraremhe quandoio' partij d1 Fircnze, non beveva mica del ‘vin di Lecore,' ma bensi . CIJe dell'eterno, éfigm‘a , e fitgge/Io. . dentro un uva, pii‘i che nell'altra (i vizi,e s'infetti , un potente, e {pintoliffimo vin di Valda-rno,dal quale alla Siracufa', ch'io bevo in Roma , v' e peravven. diverfe alterazioni entro fe ricevendo; e dove libera< meme confefliamo, che 1' 0:0 non piglia macehia, dir turaminor difierenza,chenon é tra'vini vecchi,enuo« videll'Antella,e di Compiobbi ,ch'io bevo il Verno, anZi gentili, ed abboccan, e tra'thddetti vin di Val- vorremo , Che pigliar la polla la luce. Ella geme dalla darno, che s'incomineiano 3 here 31 principio dell'eRate. E pure nel‘pafl'aggiomh' io f0 da quellia quelli, non s'é aato max '1 Caio, che s'é dazo adcllo. 10 non bida, o perde punto di quel fole di candzdezza, ma come purifiimo olio entro la pafia elementare, lenza L , fa. dalla qualefi trae si bell'ingrediente, per lo. fovrano fua vena vergine,e pura,e per molto, ch' ella fieorra fu per lo fango delle terrene fuflanze, non niai s'inror‘ nience mifchiarfi,fi difpaitifcc ad ixrigarc di [€151ng1 |