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Show 14o LETTER/1 LETTERA XI. XI. 14: fogli, edc'fuoi libri , falvatofi pu‘i morto c‘he vivo, [in e (C in primo fecando non bafla, in primo terzo, in primo quarto, in prime cinquantelimottavo, e pii‘l, {c ella pifi ne vuolc , in l‘omma che in tutto quel tempo , CllC qucfio medcfimo tavolino, io lalhiata {lar la cotoana avclfi col temperino cominciato a fare l'ulla panel": 31 quel topo,tuttoché ancora li muova ,non fcnte quello io le f0? Credo benc, ch‘c la in quel'co ragiona-mcnto, fcappato un topo di bocca al gatto, e al favors de'fuoi le parra‘i, Cl'lC pollli batlare per ricordarli ,e riflettere, che topo, qucl che aveva )fatto fin' allora alla cotogna, ltrazio,che i0 ne f0 col temperino ,piii diquel ,che fen- quel buon ge-nio del Padre Lettorcmon avercbbe in tillé il {no la cotogna;cred' ella term a di: per la ter- quel moto prlmo prime potuto rattenerlidinon dirmi. Ah Signal: Come, povcra bellia! perché? Alpetti , adcffo lo tll'O dalla finefira; ed i0 allora; ma Padre Lettore, molto le dé noja il topo, 6 non gliele dava la cogogna? lo non revoco gifi in dubbio, che tilVegliatoll in quel p-unta il fuo adottivo volante Cartclianif. mo, q‘lla non aveffc prevenuta la riconvenzione, con quell'iflclla replica, con cui l' Hobbes ribarrevailnm- provcro , quando fcappatogli talvolta un, oh Dio, qualclie pgrfona fua confidente gli domandava , ma pgrche, Signor Tommafo, chiamar uno che non pub nfponderc? Sono abiti, rifpondeva egli, fatti in fide parc'mum, clie poi col tempo diventano particelle, quando'enfanche, c quando el'pletive; e veramentc {ccondo.il fuo liravolto falliflimo liflema, ei non pote_va nfpondcr altro. Ma V. P. {ccondo il fuo, l'pol‘ato d1 frefpomon pottebbe sfuggirdi rifpondermi qualche Fofa di pm.' Perché, fe IO lc dicefli, che inlino 3 Che l pregiudizy dcll'educazione, e gli abiti fatti in fide parenmm, le cavino di bocca un, oh povera beltia' nel moto come mi par Che dicano, primo primo mi: v0 d'gccordo; ma fe io fegaitafli, e dicefli, cred'lella (e_qu1 é ‘dove dilli dianzi,che l'avcrei dclidcrara CartCll§n0,ilCUf0, che un Cavaliere, un Relioiofo fuo pan, nori m‘avercbbe fatto Rentare una cilnfeflione finccra,d1 qugl, ch'clla avellc avuto ncl ‘cuore) crcd' ella,tomoadire,chc nel moto almcno primo fecando, c fe za volta, ft: non ball-a la tcrza, la quarta, cred'ella ve. ramentc (mi guardi in vifo, 6 non rida) Che ella fi riducellé mai in quell' illellh perfectilfima indiflbrcxiza, in cui mi vcdcva sforacchiar la cotogna, c in quella affoluta incapacith del pcrché io le domandafli,fe qucl mio balocco le dava noja, 6 ft: le l'arebbe dato il cuo- re di fare quelche io faceva? Pcnfate, l' odo rifpon. dermi, fe 1161 more primo fecendo; né anchc nel moto primo millefimo. E pure qui non li tratta d'altro, che d'un topo, col quale ella non ha alcuna fervitfi, 6 Che verilimilmentc le averil rolb qualche libro. Confiderifein quello l‘cambio follc fiato un corvo,che avcffe dutato anni,e annia recarlc il pane,o una cerva,che avcfle durato per altrettami a venirle a dare il fuo latte, alle medelime ore, nel delkrto. Ancor io, che {u quello particolare almeno non fono Cartcliano , ho calora prefo gul‘to a tirare a una flarnale nonacorla,eanche l‘enza corla,gullo maggiore all'ai,che a mangiarla: perché farebbe {taro un ammazzarla da buono a buono, e con armi eguali; io col mira: giufio, e col tira: prel'co,ella colle {ue ali,che valevano ben quanto quel. li. Ma fe ora, che in [one qui in Villa, vedelli un mio contadino tirar vivi in una gora,o l'eppcllircapié d' un ulivo, mm, o dieci cani, partoriti allora allora dalla fua cagna, conlidemndo il l‘uo fatto per ragionevole, non fiaterei, e lo vedrei con indillérenza.‘Ma fe prima di tirargli ncll'acqua, 0 di feppellirgli lotto ter- mum |