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Show 7o LETTER/1 VII. ZETTERA VII. 7t con turto che egli vi (1 metteflb con ferma opinions, che cio non poteife eflbre,inogni modo non ii fu pro. va batterie una volta,nel che {entiva un non fo che vato due voltc,che confefsbdi veder anch' cgli loiief. f0 , ch' io diceva d'avcr vcduto. La feta feguente cf. i‘endomi partito dal Cafino con alcuni Cavalieri , per andare a Paluzzo, uno di cfii mi domandb per qua] ca- di confotto , onde poteva timettermi pii‘i francamente gionc is. coda delia Cometa, non ofiante, che la Lo- na fufl'e ancor fotto, parevacosi notabilmente diminutta'. A quei'to rii‘poii i‘ubito, che mi bafiava anche l' animo di fare un incanteiimo da fargliela andar via tutta, il che eii'endo fiato prcib per una butla, ii mefl'ero a ridcre, cd i0 3 promcttei‘e, che come fuflino flati i' i a l \ p;_--9--4~‘A ve , da one in food, chi prima,e chi poi, tutti vidde1'0 fparire il raggio, e ritornare,comc aveva promeflb, ed oiTervai, che benché tutti ad un tratto, e quafi neilo i‘teii'o tempo fi fiiihflét con l'occhio, l'appatenza. ancora a far offervare quei‘t‘appatenza a perfone intendenti, non ciiéndomi abbattuto con alcuna di loro :1 offer fuori di notte, ma non per quefio mi ritcngo dallo i'crivervelo , poicht‘: quefia é um cofa, che confiite in fatto, nz‘: credo, che gli occhi degii Afirono- mi, 0 de'Filofofi,fiano per vedere altrimenti daglialtri, i'c a caib non foifero foderati del foppanno dell' invidia, 0 del difprezzo de‘trovati; olrre che 16 pctfone , alic quali ho fatto oiTervare, non eran gonzi da far ior cafo l'immaginazione, e pater loro di vederc quel ch' 10 dico, ch‘ 6in avevano a vedere. Ma furo- no la maggior parte Cavalieri , e quello di che f0 maggiorconto, non v? é flato neiiuno, che da principio non i'e ne fia rife, 6 non me n'abbia buriato, e moiti ne non ii moiirava a tutti a un tempo, ma chi lo perdc- va pii‘i preflo ,6 Chi flentava un poco pifi,c a1 contrario per fario titornare, ballava muover le palpebre una voita. @6110 ancota oflbrvai, che dalla prima volta «7",...M < A i t»- fui Poms avcrei ioro attei'aIa min parola. Pet farla bre- ali'oflervazione. 10 non mi fono veramente trovato in 511, era pit‘l facile ii perderlo, come f6: f1 fofle, dirb cosi, acquiiiata la pratica dcl farlo fparite. (meflo pe- rb accade mettendofi breviflimo tempo da un fiiTamcnto d'occhi a un altro, poiché flandoii un pezzo , co, me due ,0 tre ote,cfori‘c mono ( ma i0 non poiIo dire {e non quello, che ho oflervato) e molto pifi da una feta a un ultra , fi ptova quelia diflicolth maggiorela prima volta. Ed io medciimo ho ofi'etvato la difl‘erenza ho avuti a pregare, che volcli'ero za da poter dire , fe eil'era , 0 no dclia mia vifia, pet potermi con ragionc, quand' e' l' avcfi'ero aver tanta pazicunon era un Jnganis non aitro burlar trovata tale, offen- domi accorto , che una mano di quel'ri noih‘i giovani comincxavano adire, che non vcdevano quefia fparizione, 6 ad uccellatmhptima ch'egli aveiTero intefo , quel ch'egli avevano a fare, 6 come guardare. Parmi oramai di fentitvi dire,l'efletto 1' ho giii intcfo, alia ragione vi voglio. Vi confeflo iibcramente, che voientieriflimo mi tircrei fuori da quefi'impegno, is non {011b, che avendovi detto da principio, ch'io mi notabile da una fem a un altra, efléndomi taiora acca- indovinai, che Ia fhccenda farebb'ita cosi, anche pri- duto di non potetio finit di perderc nel primo afliii‘a. mento,poiché nel tenere gli occhitanto ipalancati, mi ma di vederla , bifogna pur ch' io vi dica la ragione,o {entiva fare una forza alle palpebre, e venirmi , com' derlo. E perchéildii‘corfo fu anche aiiai facile,vogiio communicatvcio, eflbiido che con cflo voi oflervo di- um certo pturito,ed afptezza d'occhi ,chc mi bifogna. va buona, 0 cattiva, ch' 6113 ii iia, che mi mofle a cre- v E 4. V6!- ‘ "mi! " iii" ‘Illllll |