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Show I7 0ch Lo tradnrre come Oratore uedete quanta e'difié, detto‘co/Eta'nto i/lrana anti, clzcio arrosfiua da‘ rente da lo tradnrre come interprete , come orato parte loro. ; A dire il uero, penflana priina d'intendere gue§lo re {ta ne lefentenze ifiefle , ufa le medefime for: me,efigure con le parole atte feguendo fuofolito 'coflume: feruando'l genere , e la forza di tutte le parole.0nde lo interprete neceflariamente lia non lnoco alibi bene , ma poi che me lo proponete co: tanto dzfiiciiemon lo creggio intendere pin. pur da rendere parola a parola, ma deue annouez Se gli é difficzlejarmolo tutti i doeti,e chi l'intendef fé,intznierebbe anchora l'imitaiione, 99" i precetti rarele parole.Mirate, elm non difie Cicerone di uoler tradurre femplicemente i [Enfi , ma difle di de la imitatione coflz irifino 21 gm" trattata da mol: uoler oltra lo tradurre i fentimenti , uflir le nzedefi me forme e figure can le parole accommodate, e feruare la uertii de le paroleQueflo luoco di Ci= cerone come ben dite é di mifierio profondo , (9‘ alto:e per l'fiaerienzaalze io ne b0 da le tradottio nifegondo i flznfi,co,nie dicono , bucro non é flato uedutoj) neglettoa') non intefo da quefii , clie‘ubz gliono eflere creduti foliciceroniani. Inq. Forfe per la gran dimeflicbezzaalie lianno con Ci ceronefacendo contra i fuoi precetti , lo fanno Pi figurtdfi per auentura fi tengono da pin di lui. Occ. Sia com'unque [i uoglia: pigliate le tradottioni , fe: gondo i fenfi com'efii dicono, e non ritroueretefin qui alcunmcbe habbia feruatoi precetti di Cicero ne.Ho parlato con molti di quefii tradottori: ego" ti,int-:fa da poclii. Inq. In cofi pocbe parole dice tante col}? Occ. In cofi picciolo giro di parole jono gran cafe Ing. ripofle. » Non é minore il defizlerio mio intcndere de laimi' tatione clJe de la traiottione. Gee. Hora non é tempoanc luoco di trattare de la imi: 1 tattone. ‘ Inq. Dicbiarate di gratia queiie forme, e ques‘ie figure. Occ. Nanti eke a queflo io 'uenga ragionaremo rfe la dif ficulta,cl1e é nela giacitura de le parole. Tuttii tc [ii communeniente leggono (5° earum farm's tan quam figuris . Alcuni gran dotti uoleuano raccon ciare iltcs‘lo, e dire: c9" earnm tam flarink quam figurisfiltri non tra/lvoneuano la parola, ma la di intefo.Di quanti bo io tra me fieflo rifo , cbe non uideuano, ediflingneuano (y earum firm" tam, quitmfigurigparendo loro,cbe malageuolmente fi potefle intendere ques‘io pajfo per la uoce tan: quam.Moueanfi per tal ragionede forme, e lefigu re qul da Cicerone compre/e 6 fono cofe diuerfe, intendendoabefieno quelle forme,efigure, kanno od una ifiefla natura : fefono dinerfl: la noce tan: allegando loro quefio paflo di Cicerone , chi m'ba ri/poflo non l'liauer uea‘nto,clzi non bauerlo confi: derato,cl:i mm 10 bauer curato, e cln‘ non l'hauere detto C |